Ascolto attivo ed ascolto empatico
Qual’è la differenza? L’ascolto attivo è riprendere parole già dette dall’altra persona o parafrasare quanto detto dall’altro, restituire cioè il senso, il contenuto. Ma questa è una tecnica: applicandola possiamo ottenere una maggiore comprensione a livello di contenuto, ma non a livello di pathos, di sentimento dell’altra persona. L’ascolto attivo può sicuramente essere utilizzato in molte circostanze quando vogliamo mettere a proprio agio l’altro. Stiamo però attenti! Se l’altro si accorge della nostra tecnica questo può essere un boomerang nella comunicazione…
Siete d’accordo? Utilizziamo quindi nelle situazione adatte: quando vogliamo cioò mettere dei punti fermi nella comprensione del contenuto e velocizzare così il passaggio delle sole informazioni.
Se invece vogliamo arrivare anche ad un livello di sentire dell’altra persona, l’ascolto attivo non è sufficiente, il solo concentrarci sulle parole non ci permette di entrare nell’altro, di vedere il mondo attraverso la sua mappa, i suoi paradigmi. Provate a mettervi nei panni dell’altro: nel vero senso della parola, esercitatevi ad invertire i ruoi, diventate per una volta il cliente che fa le obiezioni e che non compra, la fidanzata/o, moglie/marito/collega/amico che si lamenta, litiga con voi.
Verbalizzate quello che sente l’altro, non semplicemente le ultime parole che ha detto e tenete lontana ala vostra “autobiografia”: non consigliate, non indagate, non criticate, non giudicate. Non andate a sovrapporre la vostra visione del mondo a quella dell’altro, siate lì con il solo obiettivo di capirlo in profondità, di intuirlo, non solo a livello logico, ma anche col vostro cuore e con la parte destra del vostro cervello… questi sono spunti di riflessione dopo una giornata in piscina…